Titolo originale: La teta asustada
Regia e sceneggiatura: Claudia Lllosa 
Paese: Spagna, Perù 2008 
Genere: drammatico 
Durata: 103 minuti 
Note: vincitore dell’Orso D’Oro come miglior film al Festival di Berlino 2009

Fausta, una ventenne peruviana, è stata allattata con “il latte del dolore”, perché nata negli anni Ottanta: anni in cui terrorismo e stupri erano nemici di ogni giorno. Fausta che, ancora feto, dalla pancia ha vissuto lo stupro e la violazione della madre, cresce con la paura e con il terrore nei confronti degli uomini e per evitare lo stesso orrore subito dalla madre, decide di porre innanzi agli occhi dell’eventuale “schifoso stupratore”, uno schifo ancora maggiore: facendo del suo corpo terreno, si inserisce un tubero nella vagina. Dopo la morte della madre, vorrebbe offrirle un funerale dignitoso, ma i pochi soldi posseduti dalla famiglia sono stati investiti nel matrimonio della cugina. Vivendo in una baraccopoli alla periferia di Lima cerca di vincere le sue paure e trova lavoro come cameriera presso una facoltosa pianista:  intorno a lei sopravvive un mondo di miseria che contrasta in modo stridente con la vita che si conduce nei quartieri alti. Il terrore nei confronti degli uomini Fausta lo ha veramente succhiato con il latte e sembra incapace di liberarsene, finchè non incontra il giardiniere della villa dove presta servizio.


In questa pellicola dove commedia e dramma sono perfettamente incastrati, il canto e la musica costituiscono lo sfondo della piccola esistenza di Fausta: alienata, chiusa in sé stessa, piena di timori e insicurezze. Il riso si mescola facilmente alle tristi riflessioni e alla conoscenza di un mondo popolare (contrapposto ai quartieri “alti”), che, proprio perché umile e privo di sovrastrutture, risulta più vero e genuino. La ragazza intraprenderà un viaggio interiore, che la porterà, dopo un lungo percorso personale, ad abbandonare le sue paure e a conquistare la libertà.

Rachele

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